RACCOLTA INDUMENTI A FAVORE DEI PROGETTI DI CARITAS VICENTINA

DALLA RACCOLTA INDUMENTI USATI DEL CONSORZIO PRISMA

15.000 EURO PER I PROGETTI DI CARITAS VICENTINA

Il Consorzio Prisma ha donato in questi giorni alla Caritas Diocesana Vicentina 15.000 euro per lo sviluppo di un intervento che mira all’inclusione socio-lavorativa e alla formazione professionale di alcune fra le persone più in difficoltà della diocesi.

La somma deriva dal ricavato che il Consorzio Prisma ha conseguito grazie all’attività di raccolta di indumenti usati conferiti dai cittadini nelle campane gialle, quelle contraddistinte dal “ranocchio di PrismAmbiente”. Raccolta effettuata in 60 Comuni principalmente situati in provincia di Vicenza, previa convenzione con gli stessi Comuni o con le deputate società di gestione dei rifiuti solidi urbani: infatti, benché in buono stato o nuovi, i vestiti consegnati alle campane devono essere trattati come da normativa vigente in tema di rifiuti.

Il Prisma è un consorzio di 60 cooperative sociali della provincia di Vicenza che occupano nel loro complesso 2.800 lavoratori. 1.550 di essi sono occupati in cooperative di servizio alle persone (tipo A), 850 in cooperative di produzione lavoro e inserimento lavorativo (tipo B) di cui 360 lavoratori svantaggiati; quasi 400 i volontari. La raccolta stradale di indumenti usati è iniziata nel 1998 in collaborazione con la Caritas Diocesana Vicentina. Parte del ricavato dalla vendita degli indumenti usati è stato utilizzato da quest’ultima per progetti sociali sul territorio mirati ai bisogni delle fasce più deboli ed emarginate della popolazione. Da alcuni anni la completa gestione della raccolta è rimasta al solo consorzio Prisma, che investe i ricavi in nuove progettualità per garantire una filiera etica ed economicamente sostenibile dell’attività.

Le cooperative socie del consorzio Prisma attive nella raccolta indumenti sono la Elica di Longare, la Insieme di Vicenza e Arzignano, la Ferracina di Romano d’Ezzelino, Il cerchio di Valdagno e la Primavera Nuova di Schio, tutte in possesso dei requisiti normativi per lo svolgimento di questa attività.

Nel 2013 queste realtà hanno raccolto 1.100 tonnellate di abiti usati, donati dai cittadini e restituiti al territorio sotto forma di posti di lavoro. La buona volontà dei cittadini che conferiscono gli abiti usati, infatti, permette al consorzio Prisma di creare opportunità di lavoro: sono 24 le persone occupate nell’attività di raccolta, di queste 13 svantaggiate. “Scopo principale del Consorzio Prisma difatti è quello di costruire dei percorsi educativi e di accoglienza. Vengono realizzate proposte riabilitative individuali in collaborazione con i servizi sociali competenti al fine di un graduale reinserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate o deboli” spiega il presidente del Prisma, Roberto Zandonà.

L’altro beneficio che deriva dalla raccolta è di carattere ambientale: si riduce la quantità di rifiuto massimizzando il recupero. Un chilo di abiti usati raccolti riduce infatti di 3,6 chili l’emissione di CO2, di 6.000 litri il consumo di acqua, di 0,3 chilo l’uso di fertilizzanti e di 0,2 chili l’uso di pesticidi.

Un particolare canale di vendita per quanto raccolto sono i negozi di abbigliamento usato: attualmente sono 4 in provincia di Vicenza i punti vendita delle cooperative sociali del Prisma: tre con marchio Girabito, gestiti dalla cooperativa sociale Insieme, dei quali uno in via dalla Scola e uno in via Pecori Giraldi a Vicenza ed il terzo in via Olimpica ad Arzignano, e quindi un quarto negozio aperto a Romano D’ Ezzelino da cooperativa Bartolomeo Ferracina. Tutti offrono abiti usati selezionati a prezzi modici. “E’ un sistema che funziona – spiega ancora Roberto Zandonà – e tuttavia da qualche settimana la crisi è arrivata anche in questo settore in maniera aggressiva, creando non pochi problemi a causa dell’abbassamento dei prezzi che sta colpendo il mercato degli abiti usati in questo momento storico che, insieme alla concorrenza sleale di sedicenti organizzazioni assistenziali non convenzionate a norma di legge che raccolgono indumenti porta a porta o con cassonetti posti in aree private, sta mettendo a dura prova le cooperative del settore”.